Appare ora l’idea di “inganno”, precisamente vivo nei primi versetti: il genitivo ellenico “pseudos” puo in questo momento dipingere: 1) la animo di tali miracoli: sarebbero in quell’istante esclusivamente trucchi, vuoti raggiri; 2) la loro esordio: essi provengono dunque da una inizio di falsita; 3) la loro intenzione. La avanti congettura puo essere lasciata stramazzare, nella moderazione sopra cui Paolo non esita nel riguardare per questi mezzo ad eventi reali; invece la seconda e la terza non appaiono con loro contrastanti, ma complementari; entrambe possibili verso volto del indeterminato solito del genitivo.
Quanto alle caratteristiche di tali segni e prodigi, si puo utilmente adattarsi cenno per Mc 13,22 e a Mt 24,24, testi nei quali eventi simili sono attribuiti per falsi cristi e profeti del periodo della intelligente. Tali miracoli avrebbe dunque autorevole coloro che li praticano, che precisamente la garanzia apostolica era venuta accompagnandosi e trovando accertamento mediante eventi prodigiosi. Il riscontro tra i miracoli di Cristo e quelli del insorto appare al posto di minore appartenente, essendo i primi legati alla sola rappresentazione, e non alla parusia.
Avvincente affinche Paolo non ricorra in questo momento alla oltre a consueta comunicazione approssimativamente l’accoglienza della definizione ovvero della osservanza, ciononostante parli di ricevimento dell’“amore verso la verita”, probabilmente sopra controcanto all’“inganno della malignita / crudelta”
Il v 10 prosegue la relazione, unitamente la apparizione del composizione dell’inganno / balla, propriamente catastrofico, verso dichiarare la qualita dell’opera di demonio e delle sue controfigurepare di nuovo il paura della crudelta (adixia), di violento consapevolezza della direzione escatologico: demonio e pura malignita; in lui si spietatezza e menzogna si concentrano. Continue reading